Tra miti e leggende di Dianetica e Scientology

Dal 1950 (data di pubblicazione di “Scienza Moderna della Salute Menale”) ad oggi, sono state diffuse innumerevoli idee errate su ciò che ruota attorno a L. Ron Hubbard e le sue scoperte (Dianetica e Scientology).

La prima falsa credenza è che per fare Dianetica e Scientology sia necessario uno strano strumento elettronico capace di curare le malattie.

La prima cosa da mettere in evidenza è che per lavorare su di sé è fondamentale aver maturato un forte desiderio di crescita e di autoconoscenza. Se l’individuo che lavora su di sé è affetto da qualche patologia psicosomatica, sarà facile per lui veder sparire (con qualche anno di lavoro) alcune delle sue problematiche psicosomatiche. Durante il lavoro, che viene suddiviso in sessioni di circa 60 minuti, il soggetto che lavora attivamente su di sé lo fa sotto la supervisione di una guida, denominata auditore (colui che ascolta). L’auditore può essere coadiuvato da uno strumento, denominato elettrometro, che non è altro che un misuratore di impedenza. Potete prendere un elettrometro e collegarlo alle estremità di un filo di rame e noterete che segnerà un valore molto basso. Ora se collegate l’elettrometro a due lattine e le prendete in mano noterete un valore leggermente più alto. Non è certo tale valore numerico a spingere un individuo a voler lavorare su di sé. Il tenere in mano due lattine collegate a questo fantomatico elettrometro non ha assolutamente alcun effetto sulla nostra salute. Affermare e pensare dunque che esita uno strumento capace di risolvere i nostri acciacchi è del tutto fuori luogo.

Un’altra idea errata è quella di pensare che Dianetia e Scientology possano essere foriere di un rapido ripristino di una condizione di salute per coloro che si trovano in uno stato di malattia. Purtroppo non esiste idea più pericolosa e sbagliata. Un individuo la cui salute sia stata compromessa è afflitto da una gran quantità di “materiale”.  Per “materiale” si intende l’insieme di spiacevoli esperienze accumulate nella memoria episodica di un individuo, sommata ad innumerevoli cognizioni non realizzate, collegate a loro volta ad una gran dose di energia “bloccata”. La cosa certa che possiamo affermare è che sia molto difficile lavorare su di sé; si può certamente fare, ma serve molta determinazione. Ad ogni sessione si può portare a casa un risultato, ma è solo nel lungo periodo che si possono ottenere dei successi veramente sorprendenti. La guarigione può avvenire, ma soltanto se le patologie ci danno il tempo di farlo. Chi è in pericolo di vita non può certo approcciarsi al lavoro su di sé con la speranza che esso sia la sua ancora di salvezza. 

Un’altra falsa credenza relativa alle dottrine di Dianetica e Scientology è che ci sia qualcuno che si rifiuti di fare delle prove di laboratorio, ovvero degli studi sperimentali per dimostrarne l’efficacia. Noi non rifiutiamo alcuno studio. Anzi, sapremmo addirittura come progettarli e come condurli. Per prima cosa servono dei partecipanti, i quali vanno poi assegnati casualmente ad almeno due gruppi distinti. Ad un gruppo deve essere somministrato il fenomeno che si vuole misurare, ad esempio Dianetica espansa. Lo studio potrebbe aver lo scopo di misurare “delle differenze” tra un gruppo di partecipanti ai quali vengono somministrate delle sessioni di Dianetica espansa contro un gruppo ai quali viene somministrato lo stesso numero di sessioni ma di un’altra tecnica, ad esempio delle sedute di psicoterapia di un determinato orientamento. Supponiamo quindi di avere 100 partecipanti del gruppo A, i quali si sottopongono per 4 incontri settimanali, per 10 mesi, a delle sedute che durano in media 60 minuti. Dall’altra parte abbiamo altri 100 partecipanti, assegnati al gruppo B, i quali ricevono anch’essi 4 sessioni a settimana, per 10 mesi, ma di psicoterapia, i cui incontri hanno sempre una durata media di 60 minuti. Ora resta da stabilire che cosa andare a misurare, ovvero bisogna determinare il metodo di rilevazione e di raccolta dei possibili effetti derivanti dalla somministrazione (quel fenomeno che ipotizziamo essere la causa degli effetti che andiamo a misurare dopo la somministrazione). Potremmo scegliere di utilizzare quel tal test psicologico che fa uso di quella tal scala Likert, potremmo decidere di misurare il tempo di apprendimento che i soggetti impiegano per apprendere una nuova lingua, potremmo misurare il cortisolo salivare in risposta a situazioni di emergenza… le cose che si possono misurare in una prova di laboratorio sono veramente numerose. 

Infine avremmo dei risultati da dover analizzare. Dovremmo capire se la differenza del risultato che abbiamo ottenuto ha o meno una significatività statistica. Se ce l’ha allora possiamo determinare la magnitudine di tale significatività e l’incidenza dei risultati. Ad esempio potrebbe emergere che dopo 6 mesi, i partecipanti del gruppo A impiegano mediamente 12 giorni per apprendere 100 nuovi vocaboli di una lingua straniera mentre i partecipanti del gruppo B impiegano mediamente 6 mesi per apprendere 100 nuovi vocaboli di una lingua straniera.

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