Lavorare su se stessi: che cosa viene fatto

Che cosa viene fatto da coloro che decidono di intraprendere la strada del lavoro su sé stessi?

Viene effettuato un processo di duplicazione attraverso memorie episodiche appartenenti all’individuo, al corpo e all’anima e alle diverse sorgenti che determinano gli altrui comportamenti a noi associati.

esempio di duplicazione di un episodio

[ 1 ] Hai mai riflettuto al numero di cellule che compongono il corpo umano (macchina biologica umana)?

[ 2 ] Hai mai riflettuti si chi si occupa di far battere il cuore o di regolare la temperatura corporea? L’anima!

 

Non c’è nulla di esoterico in tutto questo.

[ 3 ]Sei stato tu a costituire il tuo corpo o lo hai trovato già formato al momento della nascita?  E sei stato tu a preoccuparti di come farlo crescere?

Seguendo il filo logico dato da queste domande, il lavoro pratico su  sé stessi che qui viene proposto vuole far riflettere il lettore sulla necessità di un lavoro strutturato sull’intera macchina umana: mente, corpo, individuo ed entità altre.

Ma non finisce qui: una volta che l’individuo si è liberato di gran parte del suo bagaglio episodico potrà continuare generando la propria personale filosofia, le proprie comprensioni relative a qualsiasi fenomeno. Infatti, nel corso della vita, l’uomo è soggetto ad un meccanismo per il quale la sua attenzione resta parzialmente vincolata a termini, fenomeni, persone, etc.

Il lavoro pratico su sé stessi quindi si propone come valida metodologia per liberare definitivamente l’attenzione dell’individuo in modo da sgombrare la sua mente in modo permanente. E cosa significa tutto questo? Serve a migliorarsi?

La riposta è:  Tempo Presente.

 

Ed è proprio nel tempo presente che l’uomo può scegliere di fare, comunicare, apprendere, sbagliare, correggersi, osservarsi, riflettere: in una parola, migliorarsi.

Lascia un commento